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  • Immagine del redattoreValentino Pavan

DIRITTO ALL'OBLIO

Per cancellare da internet informazioni non più attuali, si può esercitare il diritto alla cancellazione, comunemente conosciuto come diritto all’oblio.



Nonostante sia entrato in vigore nel maggio del 2016 e attuato nel 2018, il Regolamento generale per la protezione dei dati personali EU 2016/679 in materia di trattamento dei dati personali delle persone fisiche, comunemente conosciuto come “GDPR”, contiene delle novità che tuttora molte imprese ed enti pubblici sono in difficoltà su come gestirle e il privato cittadino, definito nel regolamento con il termine di “Interessato” non sa di avere degli importati diritti che gli permettono di tutelare fortemente la propria “privacy”.


Uno dei più importanti è senza dubbio il diritto alla cancellazione, comunemente conosciuto come diritto all’oblio.


Si tratta del diritto fondamentale di ognuno di noi di chiedere la cancellazione dal web o da qualsiasi archivio digitale o cartaceo delle informazioni relative a una notizia (compresi anche i dati personali) che la riguarda quando tale notizia non ha più interesse pubblico; è probabilmente il più difficile da ottenere tra quelli previsti dal regolamento Europeo.


Questo diritto ha sollevato un importante dibattito già molto prima dell’approvazione del GDPR. Negli anni, infatti, si sono spesso presentati svariati casi in cui le persone chiedevano la cancellazione dei propri dati, come nel caso tipico di chi vedeva danneggiata la propria reputazione online a causa di notizie che rimanevano archiviate nei siti web dei giornali. Pensiamo ad esempio agli articoli riguardanti storie di accuse di reati penali verso individui, che alla fine risultavano innocenti. Ovviamente chiunque si trovi in una situazione del genere desidera che tale notizia scompaia e con essa tutti i riferimenti a sé stesso.

Con l’avvento dei social network e di internet in generale, problemi come questo sono divenuti sempre più frequenti, infatti, basta cercare il nome di una persona su qualsiasi motore di ricerca per trovare innumerevoli informazioni, spesso anche estremamente riservati, che la riguardano.

Il diritto a essere “dimenticati” va comunque verificato e affrontato con particolare attenzione, perché non è sempre da considerarsi legittimo, come nel caso in cui si contrapponga l’interesse collettivo a quello del singolo nel mantenere disponibile un'informazione, qualora sia corretta e veritiera e che al momento della pubblicazione era di sicuro interesse pubblico.


Malgrado quanto detto e come premesso, l’esercizio del diritto all’oblio probabilmente è il più difficile da ottenere tra quelli previsti dal regolamento Europeo.

Questo perché una volta che delle informazioni finiscono “nella rete”, mantenere un controllo su di esse è quasi impossibile.

Il diritto all’oblio non è un diritto assoluto ma limitato dal diritto di cronaca e dalla libertà di stampa e in tal senso va opportunamente bilanciato, con l’esito che non sempre la richiesta sarà accolta. Spesso invece si può ottenere una misura a protezione dell’Interessato di entità minore alla totale cancellazione come la “deindicizzazione” delle informazioni nei motori di ricerca, causando un cattivo posizionamento della notizia. Quello che si ottiene non è una vera e propria cancellazione dell’informazione ma, visto che le notizie si trovano solo se sono ben posizionate e quindi indicizzate, sarebbe come nascondere le informazioni nei meandri più remoti del web.

Quindi, spesso, quello che si può fare è rendere meno facile il reperimento online di determinate informazioni, attraverso un lavoro meticoloso di identificazione e di rimozione dei link lesivi, qualora la legge lo permetta.

Questo è un lavoro molto complesso e certosino che richiede molta competenza e quindi bisogna diffidare da chi offre rimedi semplicistici per ripulire la reputazione digitale.



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